La preparazione atletica per il pilota di Formula 1

La preparazione atletica per il pilota di Formula 1

Andrea Ferrari

Altri importanti effetti possono essere osservati sul sistema cardiovascolare. Infatti, oltre a dover rispondere all’alta richiesta metabolica data dall’attività muscolare, il sistema cardiovascolare e soggetto anche agli effetti delle vibrazioni, dello stress termico, e dell’importante contributo emozionale-cognitivo, risultando in frequenze cardiache fino a 200 bpm (Watkins, 2006). L’importanza del fattore relativo alle accelerazioni e decelerazioni – sia sull’asse sagittale sia su quello trasversale – sulla risposta cardiovascolare, si evidenzia nella relazione che e stata spesso riportata tra i valori misurati di frequenza cardiaca e le caratteristiche della prestazione, tra cui la velocita e la morfologia del circuito (ad esempio, la velocita della percorrenza delle curve – figura 2).

In aggiunta a ciò, lo stress termico e noto per richiedere una maggiore capacità da parte del sistema cardiovascolare di compensare una perdita di liquidi data dalla sudorazione e la ridistribuzione ematica verso la cute (Carlson, Lawrence & Kenefick, 2018). Studi risalenti a circa 40 anni fa hanno riportato una perdita di liquidi in piloti di F1 fino a 1 L/h (Watkins, 2006), che tuttavia recenti osservazioni hanno suggerito possa arrivare anche a 2 L/h e anche più a seconda delle caratteristiche ambientali della gara.

Le vibrazioni presenti nella cabina del pilota, che producono un carico verticale sui corpi vertebrali e sui dischi intervertebrali, rappresentano un fattore di rischio per erniazioni, principalmente verticali (intraossee), nonostante il lavoro della FIA per ridurre lo stress derivante dalla durezza delle sospensioni (Burton, 1983). In particolare, la peculiare posizione semidistesa del pilota all’interno delle monoposto da F1 fa si che vi sia una riduzione della lordosi fisiologica a livello lombare, rappresentando quindi un punto di carico importante per le vertebre di quel distretto. Le vibrazioni, in aggiunta ai possibili e ripetuti urti, rappresentano un ulteriore fattore di rischio, anche cronico, in quanto possono favorire lo sviluppo di danni ai nervi periferici (Watkins, 2006).

Fattori ambientali negli sport motoristici e nella Formula 1

Nei massimi campionati motoristici, il programma delle gare include una distribuzione geografica internazionale con una grande variabilità di condizioni ambientali, passando da situazioni più o meno calde, fino alle gare in altitudine. Inoltre, l’abbigliamento protettivo ignifugo indossato dai piloti (comprende le tute protettive, i sottotuta, le scarpe, le calze, la balaclava e il casco) può essere un ulteriore fattore predisponente a un maggiore stress termico data la scarsa capacità di promuovere la dispersione del calore e l’evaporazione del sudore. Questi fattori fanno sì che lo stress termico al quale può essere sottoposto un pilota sia particolarmente rilevante, specialmente in alcune competizioni che si svolgono in ambienti e stagioni calde.

Tuttavia, non esistono dati in letteratura che forniscano indicazioni precise sulla risposta termoregolatoria dei piloti di F1, specialmente in base al circuito e alle condizioni di gara, per quanto razionalmente sulla base dell’alto impegno metabolico e muscolare e l’equipaggiamento indossato, e lecito stimare un aumento significativo della temperatura corporea che può influire direttamente, o indirettamente attraverso il maggior livello di disidratazione, sulla concentrazione (Malcolm et al., 2018; Kingma et al., 2020) e sullo stress cardiovascolare (Rizzo & Thompson, 2018), in particolar modo in riferimento alla tolleranza alle accelerazioni (Nunnely & Stribley, 1979), nonché sul comfort termico percepito.

Pertanto, strategie di acclimatazione e di riduzione dello stress termico possono essere sviluppate e vanno considerate specialmente in occasione di alcune competizioni. Oltre allo stress provocato direttamente dall’ambiente in cui viene corsa la gara, gli effetti degli spostamenti per raggiungere le sedi degli eventi possono avere un significativo impatto sulla cronobiologia e sul sonno, richiedendo una corretta programmazione dei viaggi per ridurre gli effetti del jet lag (Zubac, Buoite Stella &Morrison, 2020).

Limiti e prospettive future

Data la scarsità della letteratura scientifica relativa ai piloti di Formula 1 e alle relative caratteristiche fisiologiche durante la gara, la maggior parte delle considerazioni presentate in questo articolo derivano dall’esperienza diretta e dai dati relativi ad altre competizioni di sport motoristici e/o simulazioni, inclusi quelle di piloti non professionisti. Tuttavia, le diverse categorie di sport automobilistici si associano a diversi impegni metabolici e muscolari, dove i piloti di Formula 1 risultano quelli con minore massa grassa, maggiore consumo d’ossigeno massimale e maggiore forza isometrica del collo (McKnight et al., 2019). Pertanto, si dovrebbero considerare con cautela i dati della letteratura provenienti dalle diverse categorie.

Visti anche i recenti sviluppi di dispositivi indossabili non invasivi che consentono un monitoraggio multiparametrico delle risposte fisiologiche di atleti in diverse condizioni, studi futuri sono raccomandati per avere una sempre migliore comprensione delle richieste fisiche e cognitive a cui sono sottoposti gli atleti-piloti professionisti, al fine di ottimizzare i protocolli di preparazione atletica atti a ridurre il rischio di infortuni e migliorare la performance.

Autori: Andrea Ferrari e Alex Buoite Stella.
Foto: Italyphotopress.

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