Gli infortuni più comuni nella scherma

Gli infortuni più comuni nella scherma

Abstract

La scherma è uno sport di combattimento rientrante nella categoria delle discipline open skilled. Le caratteristiche antropometriche mostrano una tipica asimmetria funzionale sia degli arti superiori sia di quelli inferiori. Oltre che fisiche, le caratteristiche richieste da uno sport situazionale come la scherma sono anche di natura percettiva e psicologica. Non è possibile mettere in correlazione le caratteristiche antropometriche o biomeccaniche di un atleta con dei valori predditivi di successo. In termine di infortuni e di prevenzione, occorre considerare tutti gli aspetti, da quello delle capacità tecnico-tattiche a quello relativo alle peculiarità di resistenza del singolo atleta. La schema non è ritenuta, in termini di incidenza, come uno sport pericoloso, ma le sempre più elevate prestazioni richiedono in termini di prevenzione.


Senza alcun dubbio, la scherma è uno degli sport più antichi, dal momento che veniva praticata nell’Antico Egitto già nel 1200 a.C.. Da quell’epoca si è costantemente evoluta, con lo sviluppo di sempre nuove tecnologie nella fusione dei metalli, con l’influenza di diverse culture e delle loro tecniche di combattimento fino a diventare uno sport olimpico per entrambi i sessi. E parlando di Giochi Olimpici, la scherma in Italia rappresenta la disciplina che ha ottenuto il maggior numero di medaglie e forse anche per questo il livello di specializzazione dei tecnici e degli atleti diventa ogni giorno migliore, e la cura di ogni minimo particolare può divenire determinante, non solo per il risultato di una gara, ma anche per la carriera di un atleta. Per comprendere al meglio le caratteristiche della scherma e degli schermitori, accenniamo brevemente alla differenza esistente tra le tre armi praticate nella scherma moderna, fioretto, spada e sciabola.

Il fioretto

Si può colpire solo di punta. Il bersaglio valido è tutto il tronco, coperto da un giubbetto conduttivo; recentemente è stata elettrificata anche la parte inferiore della maschera che si chiama gorgiera. Testa, braccia e gambe sono bersaglio non valido. In caso di stoccata per entrambi gli avversari, l’arbitro applica la “convenzione”. Si tratta di una serie di regole derivanti dalla logica del duello, secondo cui solo un duellante “ha ragione” (e quindi gli viene assegnato il punto), ovvero chi attacca per primo, o chi para e risponde, o chi ha l’arma “in linea” (braccio disteso e punta che minaccia il bersaglio valido) prima dell’inizio dell’attacco dell’avversario.

La sciabola

Anche questa è un’arma convenzionale, ma il bersaglio è più ampio, comprensivo di tutta la metà superiore del corpo: il colpo non viene segnalato (come invece avviene nel fioretto) se raggiunge altre parti del corpo. Si può colpire con tutta la lama, quindi di punta, di taglio e di controtaglio.

La spada

Arma che può colpire solo di punta, in tutto il corpo. Non esiste “convenzione”: il punto va a chi colpisce per primo. In caso di colpo doppio, possibile solo entro 17-20 millisecondi, si assegna un punto a entrambi gli atleti. Nella figura 1, i bersagli validi delle tre armi.

Figura 1 Bersaglio valido in fioretto (A), sciabola (B) e spada (C).

Caratteristiche fisiche dello schermitore

La scherma è uno sport asimmetrico, pertanto gli schermitori presentano caratteristiche antropometriche fortemente differenziate degli arti, che rispecchiano una tipica asimmetria funzionale, in termini di forza e di controllo motorio (tabella A).

Tabella A Valori medi ± DS della Cross-sectional area magra dell’avambraccio dominante e non dominante degli schermidori. * = P<0.05.

Inoltre, è anche una disciplina non vincolata a categorie di peso: se prendiamo come riferimento il BMI, gli atleti possono essere classificati come normopeso, e ampie variazioni si trovano tra gli atleti delle varie armi e tra uomini e donne. Per esempio, la percentuale di grasso delle fiorettiste è inferiore a quella valutata nelle sciabolatrici, anche per le caratteristiche più aerobiche richieste dalla pratica del fioretto. Inoltre, un relativamente elevato valore di grasso corporeo viene evidenziato nel periodo di minori sessioni di allenamenti e gare, oltre che essere una caratteristica meno presente negli atleti di elevato livello.

Per contro, la differenza di sezione muscolare (CSA = cross sectional area) nel braccio, nell’avambraccio e nella coscia dell’arto dominante e nel polpaccio della gamba posizionata posteriormente è presente in tutti gli schermitori a prescindere dal livello tecnico e dagli anni di pratica. Nella scherma moderna la posizione di guardia prevede una caratteristica flessione di entrambe le ginocchia, con un angolo compreso tra i 20 e i 30 gradi, che ha determinato un ulteriore e caratteristico sviluppo dei muscoli estensori mediali. Queste caratteristiche sono tipiche di un adattamento funzionale e non sembra possano essere ritenute a priori fattori predisponenti per il successo, essendo senza dubbio la scherma uno sport open skilled, con elevata componente tecnico-tattica.

Per quanto riguarda le caratteristiche di forza, sembra esserci una lieve differenza (circa 10%) della mano armata, mentre non si evidenziano differenze nella forza delle dita. Anche alla luce della prevenzione degli infortuni, un discorso a parte deve essere fatto per quanto riguarda il comparto muscolare degli arti inferiori e dello sviluppo della forza. Se da un lato, non si evidenzia differenza significativa della massima forza isometrica degli estensori del ginocchio misurata ai diversi gradi (30°, 60° e 90°), quando si valuta con la metodica isocinetica il picco di forza della gamba avanzata rispetto a quella di spinta, emerge una differenza significativa a carico della prima alle velocità angolari di 60 e 180°/s.

Analizzando la funzione della gamba posta anteriormente, durante gli spostamenti in pedana, si osserva quanto gli estensori debbano lavorare in modalità eccentrica in tutti i momenti dove occorre ridurre le velocità, nei cambi di verso degli spostamenti e soprattutto in affondo, al contrario la gamba posteriore è quella di spinta che agisce, quindi, prevalentemente in maniera concentrica. È stato, inoltre, evidenziato come i valori di forza massima siano più bassi durante le valutazioni in season piuttosto che off-season come probabile conseguenza del differente programma di allenamento. Le novità inserite negli ultimi anni nella formula di gara (che oggi è prevalentemente a eliminazione diretta, hanno determinato una modifica nella metodologia dell’allenamento degli schermitori, che devono sviluppare delle caratteristiche aerobiche di livello moderato per supportare cambi di direzione e di intensità di livello moderato durante la fase di studio del match e di ricerca della corretta misura, mentre nel momento in cui viene tirata la stoccata la richiesta energetica è prettamente anaerobica e il pattern motorio è tipicamente fast.

Non si ritiene possibile determinare quale, tra gli studi presenti in letteratura, possa essere considerato come valore di riferimento in termini di VO2max per gli schermitori, data la notevole variabilità dei risultati, ma senza dubbio in termini di prevenzione degli infortuni e di programmazione dell’allenamento si considera importante avere i valori individuali di riferimento per ogni singolo atleta e monitorarli durante la stagione. Date le peculiarità della scherma dal punto di vista psicologico, non si può dimenticare che la componente emotiva può fortemente influenzare il battito cardiaco durante le gare (che a inizio match può raggiungere il 120% della frequenza cardiaca massima teorica), evento non riproducibile in alcun modo durante gli allenamenti. A sostegno di ciò, il valore di adrenalina nei match determinanti per la conquista del titolo appare aumentato anche del 525%.

Per comprendere la complessità della gestione di uno schermitore si devono, dunque, valutare sempre l’aspetto fisiologico e quello psicologico, ognuno dei quali ha una predominanza diversa a seconda delle situazioni di allenamento o di gara.

Gli infortuni più comuni

Il primo tra i fattori di rischio di infortunio è “il numero totale di ore di allenamento nel mese precedente”. Recenti studi scientifici hanno dimostrato che un allenamento vigoroso produce muscoli affaticati, i quali non sono in grado di sopportare ulteriori sovraccarichi derivanti dagli allenamenti successivi. I muscoli affaticati, inoltre, svolgono un cattivo lavoro di protezione sulle articolazioni, incrementando il rischio di danni a carico di osso, cartilagine, tendini e legamenti. È stato, infine, evidenziato che una maggiore incidenza di infortuni è legata a un’errata distribuzione degli allenamenti nella settimana; carichi di lavoro più pesanti devono essere alternati a giornate di “scarico”, per permettere alle strutture anatomiche di recuperare e non sovraccaricarsi. La diffusione della scherma in un sempre maggior numero di paesi, i calendari ricchi di competizioni internazionali e la necessità di accumulare in ogni gara punti per il ranking mondiale, sottopongono gli schermitori di alto livello a lunghissime trasferte ravvicinate, con cambi di fuso orari settimanali e un’impossibilità a prepararsi sempre nella stessa sede e a inserire corretti periodi di recupero. Questo deve essere considerato un aggiuntivo, e nuovo, fattore di rischio.

I distretti anatomici

Nella scherma le estremità inferiori sono state il distretto anatomico maggiormente colpito, seguito a breve distanza delle estremità superiori. Le lesioni legamentose e tendinee sono di gran lunga quelle più frequenti, fino ad arrivare anche a rotture tendinee (tendine d’Achille) o alla lesione del legamento crociato anteriore (LCA) della gamba di spinta. In questi casi, la necessità di un intervento chirurgico e la successiva fase di riabilitazione costringono l’atleta a una prolungata assenza forzata da competizioni e allenamenti, tale da pregiudicare il proseguimento della carriera. Nella squadra olimpica di fioretto femminile, dominatrice delle scene internazionali delle ultime quattro Olimpiadi, considerate le cinque atlete protagoniste, si sono verificati tre rotture del LCA e una del tendine d’Achille.

I meccanismi di infortunio

Le contusioni rappresentano circa un quarto di tutti gli infortuni, ma sono quelli indiretti i predominanti, con le lesioni muscolari e legamentose che detengono l’assoluto primato. Nel 1992, la United States Fencing Association ha classificato i fattori predisponenti gli infortuni nella scherma in quattro categorie:

  1. personali (48%, principalmente un inadeguato riscaldamento, scarse capacità tecniche, stato di affaticamento);
  2. equipaggiamento e accessori (28% pedane di gara-allenamento, scarpe);
  3. comportamento dell’avversario (13% essenzialmente tattica pericolosa adottata dall’oppositore);
  4. altri fattori (11%).

La severità dell’infortunio

La maggior parte degli infortuni può essere gestita con RICE (riposo-ghiaccio-compressione-elevazione) e solo in rari casi gli atleti non sono in grado di portare a termine la competizione. La percentuale di tempo perso a causa di un infortunio è di 0.33 per 100 partecipanti. Sicuramente quelli di maggiore gravità sono dovuti alla rottura dell’arma che, sebbene vengano definiti come rari, hanno una percentuale di incidenza pari allo 0.6 per 100 dei partecipanti maschi e rappresentano 10% degli infortuni totali.

La prevenzione degli infortuni

In considerazione di tutto quanto detto finora, le aree di intervento di termini di prevenzione sono essenzialmente tre:

  1. azioni che possono essere messe a punto dagli schermitori e dai loro tecnici, ovvero riscaldamento, stretching, condizioni fisiche ideali, cura degli aspetti tecnici, training mentale;
  2. cura dell’equipaggiamento e negli accessori, cioè superfici d’impatto ammortizzanti, pedane anti scivolamento e sempre pulite, altezza e larghezza delle pedane in sicurezza, posizioni di sicurezza degli spettatori, utilizzo obbligatorio di scarpe da scherma, alta qualità delle lame e delle divise.
  3. supervisione delle gare e degli allenamenti, ossia minimi standard delle pedane, divieto di atteggiamenti tattici pericolosi o inappropriati, assistenza medica, prevenzione della trasmissione di HIV ed epatite. Le tematiche relative a un corretto riscaldamento sono al centro di numerosi dibattiti perché la nuova formula di gare che vede iniziare la competizione a ondate successive, ha creato difficoltà agli atleti che spesso non hanno un compagno con cui portare a termine la messa in azione specifica in pedana.

Ci sentiamo comunque di sottolineare ancora una volta la necessità del riscaldamento specificandone le motivazioni, sia in termini di prevenzione dell’infortunio sia per il miglioramento della prestazione:

  1. le fibre muscolari correttamente riscaldate presentano maggior facilità ad allungarsi e hanno una velocità di contrazione maggiore. Più un muscolo si contrae velocemente, più è in grado di esprimere potenza;
  2. una temperatura più elevata all’interno delle cellule muscolari permette una più rapida metabolizzazione dell’ossigeno e del substrato energetico utilizzato;
  3. la risposta allo stimolo nervoso è più rapida;
  4. le articolazioni riscaldate hanno maggior fluidità e riescono a muoversi con minor dispendio energetico;
  5. un riscaldamento graduale permette al sistema circolatorio di raggiungere alti livelli di frequenze cardiache in maniera armonica, mantenendo la gettata conforme alle maggiori necessità richieste dai muscoli, senza incorrere in episodi anginosi o aritmici.

Per la scherma, un corretto riscaldamento consiste in:

  1. 8-10 min di corsa lenta, all’interno della palestra;
  2. inserimento di brevi allunghi, eseguiti tra una pedana e l’altra (non sulle pedane), fatti proseguire sul lato corto della palestra da una corsa lenta;
  3. ogni volta che si è sul lato lungo della palestra, effettuare una serie di andature (corsa calciata, skip alto, skip basso, doppio impulso, movimenti alternati degli arti superiori abbinati a saltelli);
  4. sempre mantenendo la corsa, proseguire con l’aggiunta di cambi di direzione sui 2-5 m, di passi avanti e indietro, della durata di massimo 10 s, di movimenti di rotazione e antiversione del bacino, così come circonvoluzioni di braccia e polso, e di affondi graduali;
  5. alla fine del riscaldamento, allungamento dei distretti maggiormente interessati nel gesto tecnico;
  6. se si prevede una pausa di 10 min prima dell’inizio dell’attività, coprirsi con una tuta ed evitare di stare seduti

Anche se può sembrare una banalità (ma è un dato di fatto), il principale fattore di rischio per un infortunio è un precedente infortunio nello stesso distretto anatomico (la cosiddetta recidiva). Un esempio molto semplice è quello della caviglia di uno schermitore che subisce una distorsione a causa di un errato appoggio sul bordo della pedana. La caviglia è un’articolazione molto sollecitata in questo sport, e avrà un alto rischio di recidiva se, dopo il primo infortunio e il conseguente periodo di immobilizzazione, non sarà rieducata attraverso un corretto lavoro di rinforzo muscolare e di allenamento con le tavolette propriocettive.

A prescindere, però, dalla presenza di un infortunio precedente, possono sicuramente diminuire il rischio di infortunio il rispetto delle regole fondamentali di prevenzione e la gestione della stagione in termini di periodi di carico e scarico. Trattandosi di uno sport di combattimento, un’importante menzione deve essere fatta relativamente alle caratteristiche tecnico-tattiche dello schermitore, che possono renderlo o meno maggiormente soggetto agli infortuni. Ne sono esempio lo schermitore che tende a lavorare in contrattacco, quello che opera preferibilmente a stretta misura, o quello che si posiziona sul bordo della pedana per limitare il bersaglio all’avversario o per invitarlo maggiormente verso un altro bersaglio.

Ci sarebbero parecchi aspetti da trattare in questo senso, il nostro auspicio nel presente lavoro è quello di segnalare questi e altri fattori di rischio al maestro di scherma, che valuterà quando e come sia il caso di modificarli, sempre alla luce della salute dell’atleta. Ciò significa che se uno schermitore termina sempre la stoccata a contatto con l’avversario, ma ha un’agilità tale da non subire contatti, non c’è motivo per modificare il suo approccio tecnico-tattico. Viceversa se questa situazione porta a frequenti contusioni sarà opportuno, nei tempi e nei modi migliori, andare a modificare questo atteggiamento. Nella tabella B, vi mostriamo le “ dieci stoccate vincenti “ per la prevenzione.

Conclusioni

Sulla base della letteratura esistente, la scherma non è uno sport particolarmente pericoloso ma, come in tutti gli sport che richiedono un’elevata quantità di allenamenti settimanali e un alto numero di competizioni, è necessario porre grande attenzione nella prevenzione degli infortuni, programmando accuratamente i carichi di lavoro e acquisendo una maggior conoscenza dei fattori di rischio.

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