La preparazione tecnica e mentale della staffetta veloce

La preparazione tecnica e mentale della staffetta veloce

Filippo Di Mulo

Concentrazione

La concentrazione è probabilmente la qualità che distingue i fuoriclasse dai bravi atleti. L’allenamento della concentrazione si sviluppa attraverso esercitazioni a carattere generale e specifico, tipiche dello sport praticato. Le prime riguardano la capacità di mantenere l’attenzione focalizzata su poche informazioni, che variano per complessità e difficoltà di diversa natura. Le seconde riguardano la capacità di affrontare le difficoltà tipiche della specialità. La capacità di focalizzare l’attenzione sul gesto tecnico specifico permette di cominciare un’azione in maniera corretta e si definisce centering; va attuata ogni volta che si avverte poca convinzione nell’affrontare una situazione di stress agonistico, ad esempio prima di un servizio nel tennis, prima di calciare un calcio di rigore o in atletica leggera prima di un salto o poco prima dell’inizio di una gara di sprint.

Il centering o focalizzazione deve essere attivato il più possibile vicino alla partenza della prestazione, minore è il tempo che intercorre fra questi due momenti, minore sarà la probabilità di distrarsi con altri pensieri o di sviluppare una condizione emotiva ostacolante l’attività. Il tempo trascorso tra il centering e il “via” deve essere brevissimo poiché la focalizzazione fornisce un controllo sulla tensione che è di breve durata e tende rapidamente a ridursi.

La focalizzazione consiste nel respirare controllando che il proprio livello di stress corrisponda a come l’atleta vuole sentirsi prima di fornire prestazioni efficaci. Il respiro profondo agevola il controllo delle tensioni muscolari eccessive, mentre la mente avverte che un senso di stabilità proviene dall’interno del corpo e, nel contempo, si orienta sui fattori caratteristici dell’azione sportiva. La mente permette così all’individuo di sentirsi pronto a situazioni stressanti e la respirazione consente questo risultato riducendo per qualche istante le tensioni, che si innalzerebbero nuovamente se nel frattempo la mente non svolgesse il suo ruolo di guida dei pensieri.

Respirare profondamente costituisce lo starter ottimale per avviare un processo di riduzione dello stress. Infatti, effettuando una respirazione profonda ben eseguita, si attiva un processo psicofisico positivo e, contemporaneamente, si mantiene il controllo della situazione agonistica, evitando di rispondere in modo impulsivo o paralizzandosi. Il respiro consente alla mente di eliminare pensieri negativi e pone l’atleta nella condizione di orientare la sua attenzione sugli elementi rilevanti della prestazione e prendere decisioni adeguate (Cei, 2011). Per quanto riguarda il centering della staffetta veloce, quando bisogna focalizzare l’attenzione? In che modo bisogna dirigerla? La focalizzazione varia a seconda della posizione dei frazionisti:

  1. per il 1° frazionista, si tratta di focalizzare negli attimi precedenti la partenza della gara, praticamente dopo i comandi dello starter; comincia sul “pronti”, con un adeguato controllo della respirazione e della tensione muscolare con un orientamento all’attenzione per una rapida reazione allo sparo, senza cercare né di anticipare o di posticipare l’avvio, ma semplicemente reagendo velocemente al segnale di partenza; dirigendo l’azione mentale al momento del cambio nell’attimo in cui si entra in “zona” e si è pronti per chiamare l’hop al ricevente;
  2. per il 2° frazionista, focalizzare nell’attimo successivo all’inizio della gara tramite la ripetizione mentale del cambio con un momentaneo adeguamento della respirazione e della tensione muscolare, dirigendo l’attenzione solo ed esclusivamente sul compagno in arrivo per avviarsi nell’attimo preciso in cui questo transita sul segno posto sul terreno; quindi reagire tempestivamente all’hop del portatore con un’azione tecnica corretta per ricevere il testimone;
  3. per il 3° e il 4° frazionista focalizzare nell’attimo successivo al cambio precedente, tramite la ripetizione mentale del gesto tecnico da eseguire con un momentaneo adeguamento della respirazione e della tensione muscolare, dirigendo l’attenzione solo ed esclusivamente sul compagno che si sta avvicinando, senza lasciarsi condizionare dalla posizione che occupa in quell’istante, per muoversi nell’attimo preciso in cui questo transita sul segno posto sul terreno, reagire quindi tempestivamente all’hop del portatore con un’azione tecnica corretta per ricevere il testimone.

Gestione della gara

Progettare la gestione della gara è un’altra importante abilità che gli ottimi staffettisti devono cercare di migliorare. Bisogna stabilire un piano che contribuisca a mantenere alta la concentrazione nel giorno della competizione e soprattutto tra la qualificazione e l’eventuale finale. Il programma comprende anche la routine di preparazione fisica e mentale e aiuta gli atleti a “rifocalizzarsi” per non farsi trovare impreparati prima dell’avvio della gara. La pianificazione può essere distinta in due momenti:

  1. della giornata di gara – comprende tutto ciò che l’atleta farà nel giorno della competizione, deve favorire la concentrazione attraverso una successione di momenti che riguardano la ripetizione mentale della gara come se si stesse facendo in quel momento e delle fasi di recupero mentale con forme di rilassamento individualizzato, passate ad ascoltare musica o a chiacchierare coi propri compagni di squadra. Gli atleti, inoltre, vanno preparati ad affrontare eventuali piani alternativi nell’eventualità che l’evento subisca dei ritardi o che si vada incontro a imprevisti dell’ultima ora. È necessario eliminare ogni forma di possibile stress;
  2. del tempo da gestire tra una gara e l’altra – nelle occasioni in cui sono previste qualificazioni e finali nella stessa giornata, è fondamentale che gli atleti abbiano sviluppato un sistema che consenta loro di recuperare dopo la prima competizione energie mentali e fisiche e, in seguito, di riattivarsi per ritrovare la condizione fisica e mentale per una nuova prestazione. Può essere efficace, a tal proposito, rivedere la registrazione della competizione appena conclusa per valutare eventuali errori o rimarcare gli aspetti positivi della prova, o ancora ripensare a quanto si è fatto nel corso degli ultimi allenamenti oppure in occasione di altri eventi agonistici passati dove si sono ottenuti risultati esaltanti.

Spiegazione dei risultati agonistici

Dopo ogni competizione è fondamentale cercare una spiegazione tecnica al risultato conseguito. Attraverso una ripresa video è conveniente effettuare un’analisi tecnica (video-analisi) per chiarire i motivi del successo o, di contro, quelli dell’insuccesso. Gli atleti devono rendersi conto del loro comportamento in gara, prendere atto degli errori commessi o delle azioni tecniche corrette. Senza colpevolizzare nessuno, ogni sportivo deve prendere coscienza del proprio comportamento in competizione e qualora fosse diverso dall’allenamento cercare di darsi una spiegazione del differente modo di comportarsi. Il tecnico, in questo caso, deve individuare i motivi fisici e mentali per cui l’atleta non riesce a rendere in gara come durante il training. A tal proposito è interessante far notare che la ricerca ha riscontrato una relazione significativa fra successo sportivo e una spiegazione dei propri risultati agonistici basata sull’ottimismo.

In particolare, Seligman (1990) e Rettew & Reiwich (1995) hanno dimostrato che spiegazioni pessimistiche orientano l’atleta a pensare in termini negativi alle sue future prestazioni. Infatti tutte le ricerche indicano che il processo di spiegazione dei risultati influenza l’abilità a recuperare rapidamente da una sconfitta. A tal riguardo, gli atleti che considerano i loro insuccessi come il risultato di “cause stabili” recuperano dalle sconfitte con maggiore difficoltà rispetto a coloro che si servono di uno stile ottimista. Quando l’atleta percepisce o riporta frequentemente che la “causa stabile” di errore nasce dall’essere incapaci da un certo punto di vista mette in evidenza una difficoltà che potrà essere corretta solo nel tempo. Infatti, quando l’insuccesso è figlio di un livello ridotto di competenza tecnica, la sua correzione non potrà essere risolta in tempi brevi.

Diversamente, le persone ottimistiche sono quelle che fanno riferimento a “fattori instabili” come, ad esempio, ritenere l’insuccesso causato dallo scarso impegno profuso o da una bassa gestione dell’attenzione, aspetti che possono essere migliorati facilmente rispetto ai problemi tecnici. In sintesi, l’atleta ottimista interpreta gli insuccessi in termini d’impegno insufficiente o di scelta strategica sbagliata e non come mancanza d’abilità; mentre l’atleta pessimista li attribuisce a incompetenze personali, quindi a fattori modificabili solo nel tempo. Il pessimista è, dunque, convinto che se nella gara successiva si presenterà una situazione analoga, non sarà ancora in grado di affrontarla positivamente e si approccerà alla competizione con maggiore insicurezza rispetto all’ottimista (Cei, 2011).

La gestione della vita extra-sportiva

La maniera con cui un atleta gestisce la sua vita extrasportiva gioca un ruolo fondamentale per la sua carriera. L’atleta professionista che vuole raggiungere risultati di elevato livello deve sacrificarsi tutti i giorni. Deve dedicare numerose ore all’allenamento, alimentarsi in maniera corretta e soprattutto riposare. Il sonno aiuta a recuperare la fatica degli allenamenti e agevola nel prevenire gli infortuni. La giornata deve essere pertanto scandita dagli allenamenti, dalle cure fisioterapiche e dal riposo; allo stesso tempo, il professionista deve curare degli interessi che lo aiutano a distrarsi e a non pensare solo ed esclusivamente alla propria disciplina.

Musica, lettura o studio sono tutte cose da coltivare per completare la giornata del professionista. Lo sport dovrebbe essere un’attività che viene svolta per il piacere di farla, la passione e la voglia di sacrificarsi devono essere preponderanti e, anche se professionisti, l’attività va fatta senza fini di lucro ma per sentirsi bene con se stessi. Certamente il guadagno rappresenta uno stimolo determinante ma quando manca la passione e la voglia di sacrificio i supporti economici non riescono a far crescere l’impegno profuso per mantenere i livelli raggiunti se non addirittura a superarli.

Il ruolo dell’allenatore

L’allenatore svolge un ruolo decisivo nel guidare un gruppo di staffettisti in un percorso di valorizzazione di tutte le loro capacità fisiche, mentali, tecniche e tattiche. È un ruolo insostituibile e, come per tutti i leader, gli sono attribuite importanti responsabilità. È giusto che sia così ed è altrettanto vero che l’allenatore senta il peso positivo di queste aspettative affinché sia per lui uno stimolo a non fermarsi mai e a perseguire incessantemente un suo personale percorso di auto-sviluppo professionale, che avrà termine solo quando smette di allenare. Il tecnico deve ricordarsi che “Imparare è come remare controcorrente, appena si smette si torna indietro”.

I bravi allenatori devono possedere numerose capacità e competenze per guadagnarsi la stima dei propri atleti; per essere credibili devono essere corretti, coerenti, onesti e comunicare in modo diretto e chiaro senza volerli manipolare. Analizziamo ora le qualità nel dettaglio:

  1. competenza – significa essere professionalmente preparati, orientati al miglioramento e alla ricerca delle innovazioni, stimolare in modo incessante la fiducia degli atleti verso il lavoro da svolgere per realizzare gli obiettivi prefissati;
  2. coerenza – richiede l’agire in modo coerente e corretto nei confronti degli atleti, mettendo in atto i criteri condivisi di riferimento per la scelta degli staffettisti;
  3. onestà – operare scelte tecniche obiettive in base alle reali potenzialità degli atleti e del loro livello tecnico raggiunto;
  4. correttezza – richiede l’agire in modo prevalentemente corretto, sapendo realizzare la propria filosofia di allenamento e integrando i propri comportamenti con le richieste poste dalla Federazione Nazionale, dalle squadre, dagli atleti e dalle situazioni impreviste;
  5. essere costruttori di autostima – essere capaci di sollecitare e migliorare l’autostima dei propri atleti, facendo leva su quanto svolto e sui risultati conseguiti;
  6. essere buoni comunicatori – vuole dire essere aperti, onesti e diretti nel parlare ai singoli atleti e alla squadra, motivare in modo chiaro le scelte tecniche fatte e ricordare in modo specifico agli atleti cosa bisogna fare per essere vincenti.

Foto: Italyphotopress.

Cei A., “SdS” Rivista di cultura sportiva – n° 90, luglio-settembre 2011; Articolo, “L’allenamento psicologico avanzato”. Di Mulo F, Scienza & sport, anno 2011, n° 9, articolo, “La staffetta 4x100, percorso tecnico e analisi statistica della preparazione”
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