Associazione tra forza massima, velocità di sprint e altezza del salto e l’attività fisica effettuata in partita da calciatrici di alto livello

Associazione tra forza massima, velocità di sprint e altezza del salto e l’attività fisica effettuata in partita da calciatrici di alto livello

Ermanno Rampinini

Basato su: Association between maximal strength, sprint and jump height and match physical performance in high-level female football players. Pedersen S, Welde B, Sagelv EH, Hetmann KA, Randers MB, Johansen D and Pettersen SA; Scand J Med Sci Sports, 2021 Aug 6. doi: 10.1111/sms.14009. Online ahead of print.


Tra le qualità fisiche che vengono ritenute più importanti per il gioco del calcio ce ne sono alcune di tipo metabolico e altre neuromuscolari. Per la prima tipologia si ritiene determinante l’efficienza del meccanismo aerobico e di quello anaerobico, mentre per la seconda vengono considerate rilevanti le qualità di forza o potenza e i loro derivati, quali ad esempio la capacità di accelerare, sprintare e saltare (Hoff & Helgerud, 2004). Per individuare le qualità fisiche più importanti diversi studi si sono occupati di verificare le relazioni esistenti tra i risultati ottenuti nei test di valutazione e l’attività fisica effettuata dai calciatori nel corso delle partite. Nel calcio maschile sono state individuate correlazioni significative tra l’attività fisica in partita e i risultati raccolti in test di endurance da campo (Bangsbo & Lindquist, 1992; Krustrup et al., 2003), test di salto verticale (Buchheit et al., 2010; Rago et al., 2018) e test di sprint (Altman et al., 2018). Inoltre, è stato anche suggerito che livelli di forza e potenza maggiori possano aiutare a limitare l’evolversi della fatica nel corso delle partite (Silva et al., 2013).

Tuttavia, dal punto di vista fisico, esistono delle differenze significative tra maschi e femmine e di conseguenza le evidenze raccolte sui calciatori non possono essere automaticamente traslate sulle calciatrici. Ad esempio, rispetto agli uomini, la massa muscolare delle donne è inferiore (Miller et al., 1993) così come è minore la proporzione di fibre veloci caratterizzate da una soglia di attivazione maggiore (Staron et al., 2000). Al contrario la porzione di fibre muscolari lente risulta tendenzialmente maggiore nel sesso femminile rispetto a quello maschile (Simoneau & Bouchard, 1989). Grazie anche a queste differenze strutturali i maschi risultano più forti, più veloci e mostrano una performance nel test di salto verticale maggiore (Haugen et al., 2012; 2013). Queste diversità dal punto di vista fisico possono spiegare, almeno in parte, le differenze che si riscontrano tra maschi e femmine nel corso delle partite.

In particolare, durante le gare femminili si registrano mediamente picchi di velocità e fasi ad altissima intensità minori rispetto a quanto avviene in quelle maschili. Tutte queste differenze legate al genere potrebbero portare ad associazioni diverse tra i risultati nei test di valutazione e l’attività fisica in incontri nelle femmine rispetto ai maschi. Ad esempio, l’importanza dei livelli di massimo consumo di ossigeno per l’attività fisica in partita sembra superiore per le femmine rispetto ai maschi, dato che nelle donne è stata riportata una correlazione significativa tra livelli di massimo consumo di ossigeno e la quantità di corsa ad alta velocità effettuata in partita (Krustrup et al., 2005).

Logicamente, anche le associazioni tra qualità neuromuscolari e attività fisica in partita individuate nei maschi non possono essere automaticamente generalizzate anche al femminile. Di conseguenza, lo scopo del presente studio è stato quello di verificare le relazioni esistenti tra alcune qualità neuromuscolari, in particolare forza massima, velocità di sprint e altezza del salto con l’attività fisica fatta in partita da parte di calciatrici di alto livello.

Materiali e metodi

Sono state coinvolte nello studio 37 calciatrici di alto livello che hanno effettuato da una a due partite ufficiali (90 min di gioco) a un massimo di quattro settimane di distanza rispetto ai test di valutazione, che comprendevano: 15-m di sprint con intertempi a 5-m e a 10-m, test di forza massima (1RM) utilizzando l’esercizio di mezzo squat e test di salto verticale bipodalico. Per i test di sprint, dopo aver svolto un riscaldamento standardizzato, ogni atleta ha effettuato tre prove di sprint e per l’analisi statistica è stata presa in considerazione la prova con il miglior tempo sui 15-m. I test di salto con contromovimento e braccia vincolate al fianco sono stati effettuati su una pedana di forza portatile (Hur-Labs, ALU4, Finlandia) e per l’analisi è stata considerata la migliore delle due prove eseguite. Infine, in una sessione di test separata, è stata anche misurata la massima forza dinamica degli arti inferiori (1RM) usando come esercizio il mezzo squat effettuato con un bilanciere olimpico e uno squat rack.

Le partite studiate sono state disputate su un campo in erba artificiale (105 x 68 m), durante il periodo preparatorio con una temperatura ambientale che variava da -12 a +5 °C. L’attività fisica svolta dalle calciatrici è stata quantificata grazie all’utilizzo di un sistema di tracking (ZXY Sport Tracking System, Trondheim, Norvegia) con una frequenza di campionamento di 20 Hz. Le variabili che sono state considerate sono: distanza totale, distanza percorsa correndo (velocità corsa >12 km·h-1), distanza ad alta velocità (velocità corsa >16 km·h-1), distanza in sprint (velocità corsa >20 km·h-1), distanza in alta accelerazione o in alta decelerazione (velocità accelerazione >2 m·s-2 o velocità decelerazione <-2 m·s-2) e picco di velocità (massima velocità raggiunta nel corso delle partite). Le correlazioni esistenti tra attività fisica in partita (distanza totale, ad alta velocità, in sprint, in accelerazione, in decelerazione e picco di velocità) e risultati nei test di valutazione (velocità sprint 5-m, 10-m e 15-m, altezza salto verticale e forza massima espressa sia in termini assoluti – kg – sia in termini relativi – kg per ogni kg di massa corporea) sono state analizzate tramite l’indice di correlazione di Pearson (r) e sono state classificate come piccole (da 0,1 a 0,3), moderate (da 0,3 a 0,5) e forti (>0,5).

Risultati

Il tempo di percorrenza nello sprint di 5-m non è risultato correlato né al picco di velocità raggiunto dalle calciatrici nel corso delle partite (figura 1) né a nessun’altra delle variabili di attività fisica che sono state considerate. Al contrario sono state individuate forti correlazioni tra i tempi di percorrenza negli sprint di 10-m (figura 2) e 15-m (figura 3) con il picco di velocità fatto registrare in partita. Il tempo di percorrenza sui 15-m è risultato moderatamente correlato anche alle fasi di accelerazione (r=-0,43, p<0,05). L’altezza nel test di salto verticale è risultata significativamente correlata al picco di velocità raggiunto nel corso delle partite (figura 4).

Figura 1 Indice di correlazione e relativi limiti di confidenza tra il picco di velocità (m·s-1) misurato nel corso delle partite ufficiali e il tempo di percorrenza nel test di sprint di 5-m (s) in un gruppo di giocatrici di calcio di alto livello.

Figura 2 Indice di correlazione e relativi limiti di confidenza tra il picco di velocità (m·s-1) misurato nel corso delle partite ufficiali e il tempo di percorrenza nel test di sprint di 10-m (s) in un gruppo di giocatrici di calcio di alto livello.

Figura 3 Indice di correlazione e relativi limiti di confidenza tra il picco di velocità (m·s-1) misurato nel corso delle partite ufficiali e il tempo di percorrenza nel test di sprint di 15-m (s) in un gruppo di giocatrici di calcio di alto livello.

Figura 4 Indice di correlazione e relativi limiti di confidenza tra il picco di velocità (m·s-1) misurato nel corso delle partite ufficiali e l’altezza misurata nel test di salto verticale (cm) in un gruppo di giocatrici di calcio di alto livello.

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